7 - 10 Maggio 2011

Mi sono preso le mie soddisfazioni. Le stupidissime cose che fai perchè sei cresciuto sentendone la mancanza. Lo stesso tipo di piacere che il giorno dopo si trasforma in autocommiserazione e rimorso. Però lo dovevo fare.

E adesso? Adesso che non devo più farlo? non mi riesce smettere. Un po' perchè mi garba, soprattutto perchè mi viene bene...un bel po' perchè è tanto difficile e scomodo il cambiare.
Però poi si arriva alla tristezza del dire mille cose di cui solo quattro sono vere. O meglio, non sono dette per far ridere chi hai davanti, ma ne provocano comunque l'ilarità. Ho reso ridicole cose serissime, cose sentite da una vita, vomitate lì in cinque minuti di euforia e riflettori. Come possono essere state prese sul serio?
Non mi posso arrendere al "sei una persona instabile", anche se finisco sempre per usarlo come guanciale su cui far riposare la coscienza mentre il resto del corpo è tutto preso a fare altro.
Questo assomiglia tanto al solito lamentoso post su quanto non vada bene il mio modo di fare.
Io non lo so davvero quello che voglio.


Bisogna che mi levi dal capo certi discorsi, che tra l'altro non arriveranno mai a chi di dovere.
Ma come cazzo vi permettete di pretendere di capire, o peggio, di sapere brutte topacce asfittiche?
Voi vedete A, vi immaginate B come causa di A e allora la soluzione è necessariamente C. Beh, A non è una lettera ma una persona, e come tale non la si può essere neppure immaginare stampata e chiara sulla carta, così che voi colla vostra illuminata scienza letteraria, ne comprendiate i segni nascosti e ogni singolo movimento.
Ma vai a cagare.


Una persona non si valuta dai suoi amici.
Sì, ok...il problema sono sempre io che mi preoccupo troppo di quello che gli altri pensano.
Vabbè...dicevo che, secondo me, sarebbe giusto il chiedersi perchè uno frequenta determinate persone prima di appioppiarli un epiteto. Credo che molte volte la risposta sia abbastanza triste da non poterla dire...nè pensare. Quasi nessuno vuole suscitare pietà e ancora meno c'è chi preferisce applicarla agli altri rispetto ad un po' di sana malizia e cattiveria.
Non ho una visione del mondo positiva. Il mio egocentrismo mi limita troppo nelle relazioni sociali, nel senso che mi rende eccessivamente sgradevole il non essere in prima fila, il non assumere sempre una posizione interessante. E questo è semplicemente impossibile da fare sempre. Da qui la visione distorta della socialità e delle relazioni interumane, specie di gruppo. Fortunatamente c'è in me una curiosità di fondo verso...beh, verso quasi tutto in effetti. Lo sforzo continuo di cercare di capire i motivi che spingono gli altri a fare qualsiasi cosa. Il più delle volte sono drammaticamente diversi dai miei (di cui non posso dire di essere poi molto cosciente). L'empatia con gli altri dovrebbe essere negata ad una persona che non vede che se stesso, credo che più o meno questo sia scrittto sul libretto di istruzioni del cervello umano. Eppure, nonostante i faccioni disegnati qui attorno, io ho il naso rivolto verso gli altri, almeno quanto ce l'ho su me stesso. E ci sono cose, creature e animali che io posso comprendere, e non con così grande sforzo. Mi brucia il dirlo ma pochi possono fare lo stesso con me. E questo non perché io sia così interessante da richiedere ulteriore approfondimento oltre la definizione di "infaltimente egocentrico". Questo sì che è stato difficile da dire, e ancora più arduo sarà il tenermelo stretto. Non potete capirmi se continuo a cercare di essere di più di quello che forse sono. Questa è la mia fetta di colpa.
Ma il motivo qual'è? Perché uno fa questo? Per un disagio di fondo con se stesso e con gli altri, forse. Per aumentare la propria stima di sé stesso...Non perché si ritenga necessariamente migliore di chiunque gli sta attorno. Questo non è il motivo dietro il mio bisogno di attenzione. Sono davvero un egocentrico allora? Mah...che casino.

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