10 - 20 Novembre 2010

L'elefante sulla Fiorentina
bozze senza capo nè coda

Se è pur vero che il dono della Celeste Bontà è l'oblio, il dimenticare, così amaro è il voltarsi e non vedere ciò che forse un tempo c'era, forse respirava ed aveva un nome, il mio o il tuo. Che sia buono o cattivo, naturale o mostruoso...come lumache ci lasciamo scie di gesti, volti, pensieri nel nostro muoverci lenti, senza poi saperne ritrovare le forme, i colori o i suoni.

Oddio che sonno. Tu mi chiedi come io possa chiudere gli occhi ora che finalmente possono abbracciare il tuo sorriso? Io mi domando come potessero farlo senza averti toccato neppure una volta prima che il Sole sparisse ancora dietro l'Appennino. Sono domande che non devono trovare risposta, la quale non potrebbe che suonare piacevole come la melodia che accompagna il The End dei film di una volta.
Sereno, tra coperte e brividi...giureresti di esser finalmente atterrato nel nido, dove far riposare le ali mentre scorrono sulle tue e ci riparano dai primi raggi dell'alba. Nel silenzio dei pensieri irrompe poi una sgradita sirena, pompieri o un'ambulanza forse...e il suo suono non familiare ti riprecipita dove il tuo corpo giace: questa non è casa. Ventidue anni di notti sulla via Fiorentina hanno scolpito a fuoco il ritmico ritornello che ogni mezzo di emergenza emette quando passa a folle velocità dietro le mura di casa.

L'odore di casa riempe così tanto i polmoni che solo chilometri di mare e montagne possono lavarlo completamente. Fermo, identico, pacifico. Se ti sforzi riconosci l'odore delle mie ore bruciate, delle gocce di sudore sulla panca nera nell'angolo, dei decimi di vista persi davanti a una tastiera. Shhh...ascolta, c'è ancora il rumore delle migliaia di pagine sfogliate, dei mille libri che hanno lasciato il solco sulla scrivania sotto la finestra.

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