Il colore delle parole

25/10/08
Suoni e colori, le uniche punture in grado di far pizzicare quel recesso nascosto della mente, l'angolo buio coperto dalla razionalità e dal vortice delle emozioni...Chiamatelo immaginazione, fantasia, subconscio - come vi pare insomma. Non dovresti mai avviarti su un sentiero tortuoso che porta chissà dove (non sono tipo da lettura impegnate, tantomeno se di psicologia). Gli spiragli di luce che illuminano questo posto particolare, i pochi che ne indicano la strada, sono frutto di qualche pensiero strampalato, che poi negli anni si è arricchito di ulteriori dubbi e contraddizioni. Nonostante quest'inutile premessa, parliamone un po'. Non si sa mai cosa può nascere dopo le suggestioni di un venerdì notte...
Una lastra nera, vergine di ogni più piccola sbreccatura o macchia, essa è il nuovo, l'immacolato: solo guardandola si percepisce, sotto la sua superficie levigata, la sua recettività, la sua sensibilità ad ogni minimo stimolo...Si avverte un brivido vitale al suo interno, un fremito che risuona col mondo che le sta attorno. Un artista impugnandola, già legge incise su di essa le parole delle poesie che ancora non ha scritto, oppure si perde fissando lo sguardo dei volti dei ritratti di chi ancora non ha conosciuto...
Anche solo soffiandoci sopra essa sembra rispondere, sembra quasi far suo quel fiato. Alcuni passano la loro vita a rimirarne la perfezione, senza osare mai sfruttare la sua magia; in fondo, dato il suo splendore, possono essere compresi, ma non di meno sono dei poveracci. Molti altri invece, superato lo stupore iniziale, cominciano a imprimerci sopra le loro impronte.
Meravigliosa, con essa chiunque può creare il loro capolavoro...anche se solo pochi sono in grado poi di plasmarli con le loro mani. Questo è tristemente inevitabile - ma, se volete - è anche il lato meno importante: quando Michelangelo scolpì il David nel marmo, affermò di sapere che la statua si trovava già finita nell'imponente blocco e lui si era limitato a liberarla dalla sua prigione; nessuno può avere le sue mani, tutti però possediamo da qualche la sua stessa lastra nera con cui lavorare...sommersa da chissà quale strato di polvere e ragnatele, mostri disegnati più o meno bene e bestemmie lasciate lì negli anni, ma c'è.
Il fatto è che, per sua stessa natura, essa non può essere lavorata volontariamente: semplicemente vivendo essa comincia a perdere la usa immacolatezza; questo è vero da ben prima che se ne possa avere ricordo, quando ancora il mondo è il museo delle meraviglie e le braccia della madre l'unicorifugio in cui riposare. Suoni e colori sono gli strumenti più affilati per scalfirne la superficie: crescendo, chi presta il suo orecchio, impara a cogliere questi sospiri e a farne tesoro e riesce poi a combinarli assieme ricreando qualsiasi cosa...oppure inventandone di nuove...
Tuttavia è forse l'inizio di tutto la parte più affascinante, quando le prime parole cominciano a fermarsi sulla pietra magica. Badate, non il loro significato, quello non ha niente a che vedere con quel luogo...Bensì la loro suggestione, quella nuvola confusa di sensazioni che il semplice pronunciarle genera nella mente di chi non può ancora capirle...
Una parola si carica così di mille sfumature...colori che ancora si riescono a vedere anche quando ormai quel vocabolo è stato così tanto nella tua bocca da aver perso ogni sapore...Esempio: colibrì, non è tremendamente celeste come parola? Un turchino chiaro, al limite dell'acquamarina...ok, troppo facile, basta pensare a cosa significa...Facciamo un altro esempio: alacremente, decisamente gialla e rossa, sembra una palla di natale...morso, nero e marrone, sfumato da più scuro a più chiaro...
No, non sono fatto di LSD, ma capisco di poter fare quest'impressione. Mi chiedo quanto le letterine colorate di cartone, che la maestra ci fece vedere secoli fa, abbiano influenzato questo mio modo di parlare e vedere.

Non ricordo di preciso dove volevo arrivare con tutto questo discorso, e mi chiedo ancora perchè lo scrissi. Capisco bene perchè non lo pubblicai...credo non sia difficile immaginarselo. Più lo rileggo e più mi chiedo che cosa avevo bevuto per riuscire a scrivere frasi di senso compiuto ma che non dicono un cazzo così. Brutto.

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